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Santa Maria del Tempio: struttura ecclesiastica scomparsa, anomalie da telerilevamento e correlazioni paleogeologiche

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  • 4 ott
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 5 giorni fa


Autore: Nicola Rosso Borghero - SOBORNOST - 04/09/2025

DOI: 10.17605/OSF.IO/JK7SF

Peer review: PR-20251004-133217-560



Santa Maria del Tempio: struttura ecclesiastica scomparsa, anomalie da telerilevamento e correlazioni paleogeologiche

2025-10-07 14:33:14 UTC


Depositario

Nicola Borghero


Numero deposito

n° 269507


Tipologia

Testi Scientifici


Status

Definitiva


Licenza opera

Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 (CC BY-NC-ND 4.0)


Abstract


La ricerca qui presentata affronta il caso della presunta esistenza e localizzazione della chiesa medievale di Santa Maria del Tempio, struttura ecclesiastica scomparsa situata nell’agro di Decimomannu (Sardegna meridionale). L’indagine, condotta con approccio multidisciplinare, integra analisi geomorfologiche, interpretazioni idrogeologiche, tecniche avanzate di telerilevamento satellitare e fonti storico-documentarie. I risultati preliminari evidenziano la presenza di anomalie rettilinee e rettangolari, rilevate attraverso immagini multispettrali ed elaborazioni digitali, interpretabili come possibili tracce di fondazioni murarie sepolte. Tali evidenze risultano coerenti con variazioni di permeabilità e gradiente idrico del suolo, riconosciute come indicatori archeologici di routine in ambito geologico e geoarcheologico.

Parallelamente, le testimonianze orali raccolte nella comunità locale, supportate da descrizioni ottocentesche (Zuccagni-Orlandini, 1861), confermano la memoria di un complesso ecclesiastico dedicato a Santa Maria, plausibilmente attribuibile all’epoca medievale e potenzialmente connesso all’influenza monastico-cavalleresca dei Benedettini e dei Templari. La comunicazione ufficiale del ritrovamento preliminare (2016), seguita dal deposito formale degli atti presso l’Archivio Storico Regionale di Cagliari (2017), ha ulteriormente legittimato il sito come area di interesse archeologico ai sensi della normativa nazionale.

L’insieme dei dati suggerisce l’esistenza di un complesso religioso scomparso, probabilmente di origine bizantina o templare, confermando la necessità di ulteriori indagini geofisiche di prossimità e scavi archeologici diretti. Lo studio sottolinea l’efficacia del telerilevamento come strumento diagnostico di routine nella ricerca geoarcheologica, nonché l’importanza di un approccio integrato capace di connettere discipline geologiche, storiche e archeologiche per la valorizzazione del patrimonio culturale.

Parole chiave: Santa Maria del Tempio; Decimomannu; geoarcheologia; telerilevamento satellitare; anomalie geomorfologiche; patrimonio archeologico medievale; Ordine Templare.



1. Introduzione


La questione relativa alla chiesa, o forse basilica, di Santa Maria del Tempio rappresenta ancora oggi un enigma storiografico e geoarcheologico. Sebbene la tradizione orale e alcune fonti bibliografiche attestino la sua esistenza nell’agro di Decimomannu, la sua ubicazione precisa non è mai stata definitivamente stabilita.

La ricerca qui presentata si propone di integrare approcci storici, geomorfologici e tecniche di telerilevamento per evidenziare la possibilità che il complesso ecclesiastico sia realmente esistito. Come mostrato nelle sezioni successive, il metodo seguito si fonda sulla convergenza di indizi indiretti (analisi satellitari e anomalie geomorfologiche) e fonti storiche (descrizioni ottocentesche e testimonianze orali).

Questa impostazione multidisciplinare mira a ridurre l’incertezza metodologica, favorendo un approccio integrato che collega le discipline geologiche e storiche, come sarà chiaro dal passaggio progressivo delle sezioni 2, 3 e 4.


2. Evidenze preliminari e anomalie geomorfologiche

2.1 Analisi geomorfologica di superficie


Le indagini preliminari hanno rilevato una relativa omogeneità topografica dell’area studiata, con micro-rilievi ondulati visibili sia in situ che attraverso dati satellitari. Queste forme, tuttavia, non sono attribuibili a riporti di suolo moderni, poiché presentano geometrie regolari rettangolari e lineari, difficilmente spiegabili come accumuli casuali.

Come discusso in questa sezione, tali caratteristiche richiamano alla mente strutture murarie o fondazioni interrate, coerenti con edifici medievali a impianto basilicale. Queste anomalie si configurano come segnali indiretti, che preparano al necessario approfondimento tramite telerilevamento, illustrato in dettaglio nella Sezione 3.


2.2 Ipotesi idrogeologiche e anomalie vegetazionali


La variabilità idrica superficiale, rilevata grazie a differenze nella vegetazione, risulta spiegabile con la presenza di materiali lapidei sepolti, che alterano la permeabilità del suolo. Tale fenomeno è un indicatore classico di siti archeologici sepolti, come documentato da studi internazionali (Lasaponara & Masini, 2012).

Queste anomalie, già osservate in 2.1 dal punto di vista geomorfologico, trovano qui una loro interpretazione idrogeologica. Esse introducono, dunque, la necessità di analisi tecniche di maggior dettaglio, come il telerilevamento satellitare (Sezione 3), che rappresenta lo strumento più adeguato per verificare la natura archeologica di tali segnali.


3. Il telerilevamento satellitare come strumento geoarcheologico

3.1 Ruolo del telerilevamento in geologia


Il telerilevamento da satellite rappresenta una tecnica di routine scientifica in ambito geologico e geomorfologico, applicata anche in archeologia per l’individuazione di strutture sepolte. L’impiego di immagini multispettrali e algoritmi di elaborazione digitale consente di distinguere variazioni nella riflettanza superficiale dovute a differenze litologiche, idrogeologiche o archeologiche (Lillesand et al., 2015).

Nel caso di Decimomannu, le anomalie rilevate si presentano come due aree rettangolari affiancate, accompagnate da linee che suggeriscono l’esistenza di possibili basamenti murari. Il fenomeno non appare isolato, ma coerente con le testimonianze storiche (Sezione 2.2) che ricordano l’antica presenza del complesso.


3.2 Interpretazione integrata dei dati satellitari


Le anomalie, interpretate come variazioni di permeabilità e umidità del suolo, rafforzano l’ipotesi di un complesso ecclesiastico medievale sepolto. L’interpretazione è resa più robusta dal fatto che simili pattern sono stati osservati in siti archeologici templari e bizantini in Europa e Medio Oriente (Parcak, 2009; Agapiou et al., 2013).

In questo contesto, il telerilevamento si pone come ponte metodologico tra le osservazioni geomorfologiche (Sezione 2) e la contestualizzazione storica del complesso (Sezione 4).


4. Documentazione storica e testimonianze locali

4.1 Testimonianze orali e fonti archivistiche


Le fonti orali raccolte nel territorio di Decimomannu indicano da tempo la presenza di un luogo denominato “Sa Terra de Santa Maria e su Tempusu”. Una testimonianza diretta del dopoguerra, rilasciata da C.C. (ca. 75 anni), riferisce l’esistenza di una “chiesetta” nell’area corrispondente alle anomalie rilevate.

Tali informazioni trovano un primo riscontro nella descrizione di Attilio Zuccagni-Orlandini (1861), che menziona, per l’agro decimese, la presenza di due chiese medievali attribuite ai Benedettini. Ciò costituisce un legame importante tra memoria popolare e fonti archivistiche.


4.2 Eventi e comunicazioni ufficiali (2013–2017)


L’ipotesi del ritrovamento prese forma nel 2013, quando furono individuate le prime anomalie satellitari. Nel 2016, presso il Centro Polifunzionale di Decimomannu, i risultati preliminari furono presentati pubblicamente alla presenza di numerosi testimoni e delle autorità locali.

Con formale comunicazione del 29 luglio 2016, indirizzata al Sindaco di Decimomannu, e per conoscenza al Comando Carabinieri locale e al parroco, il sottoscritto Dott. Geol. Nicola Rosso Borghero notificò l’individuazione di un’area di interesse archeologico. La lettera specificava la necessità di considerare l’area come potenzialmente vincolata ai sensi della normativa nazionale sui ritrovamenti archeologici.

Nel 2017, in ottemperanza alle normative vigenti, gli atti preliminari della ricerca furono formalmente depositati presso l’Archivio Storico Regionale di Cagliari, rendendo ufficiale l’avvio di una fase di tutela e monitoraggio.

Questa sequenza di eventi rafforza la plausibilità dell’ipotesi, creando un solido collegamento tra dati scientifici (Sezione 3) e riscontri amministrativi e istituzionali.


5. Contestualizzazione storico-archeologica su base tradizionale


Un aspetto di particolare rilievo è la connessione simbolica e storica del titolo “Santa Maria del Tempio” con i complessi templari medievali. Come documentato in studi di storia delle Crociate (Folda, 2005; Nicholson, 2010), molte chiese intitolate a “Santa Maria” furono strettamente legate agli ordini monastico-cavallereschi.

Inoltre, la denominazione appare storicamente collegata, seppur indirettamente, al culto della Santa Maria ad Nives e alla stessa moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, che fu sede del primo insediamento templare (Barber, 1994). Questi riferimenti non intendono stabilire un legame diretto, ma sottolineano la ridondanza semantica e simbolica della titolazione, che potrebbe aver influenzato anche il contesto sardo.


6. Conclusioni


La ricerca svolta evidenzia come l’integrazione di tecniche geologiche (analisi geomorfologiche e idrogeologiche), strumenti di telerilevamento e fonti storiche consenta di proporre l’ipotesi di un complesso ecclesiastico medievale sepolto nell’agro di Decimomannu.

Le anomalie riscontrate, interpretate alla luce delle testimonianze storiche e delle comunicazioni ufficiali, rafforzano la necessità di ulteriori indagini, in particolare geofisiche e archeologiche dirette.

Il caso di Santa Maria del Tempio dimostra come un approccio multidisciplinare, che unisce scienze della Terra e storia medievale, possa produrre risultati significativi per la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico regionale.



Bibliografia (APA 7ª ed.)


  • Agapiou, A., Alexakis, D. D., & Hadjimitsis, D. G. (2013). Evaluating the potentials of Sentinel-2 for archaeological perspective. Remote Sensing, 5(9), 4770-4792.

  • Barber, M. (1994). The New Knighthood: A History of the Order of the Temple. Cambridge University Press.

  • Folda, J. (2005). Crusader Art in the Holy Land: From the Third Crusade to the Fall of Acre, 1187–1291. Cambridge University Press.

  • Lasaponara, R., & Masini, N. (2012). Satellite Remote Sensing: A New Tool for Archaeology. Springer.

  • Lillesand, T., Kiefer, R. W., & Chipman, J. (2015). Remote Sensing and Image Interpretation (7th ed.). Wiley.

  • Nicholson, H. (2010). The Knights Templar: A New History. Sutton Publishing.

  • Parcak, S. (2009). Satellite Remote Sensing for Archaeology. Routledge.

  • Zuccagni-Orlandini, A. (1861). Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole. Firenze.

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Descrizione formale dell'anomalia rilevata attraverso immagine Landsat (3,2,1)


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