Sinergia complessa tra territorio e tradizione: una ricerca sulla co-evoluzione uomo-territorio.
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- 22 set
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Autore: Nicola Rosso Borghero - SOBORNOST - 22/09/2025
License: CC-By Attribution 4.0 International
doi: 10.17605/OSF.IO/XCGQF
La relazione tra l'essere umano e il suo ambiente non è una mera coesistenza, ma una complessa sinergia che forgia l'identità, la storia e la cultura di una comunità. Questo studio si propone di analizzare la profonda interconnessione tra territorio e tradizione attraverso una lente interdisciplinare che fonde geografia, geologia ed etnografia. Il nostro paradigma teorico si basa sul concetto di limes non come semplice confine, ma come una matrice ontologica che offre vincoli e opportunità, stimolando la creazione di tradizioni che, a loro volta, ridefiniscono i limiti ambientali. Rifiutiamo la visione lineare di causa-effetto in favore di un approccio sistemico, che riconosce cicli di retroazione e il fenomeno dell'emergenza, dove le proprietà culturali di un sistema non sono la semplice somma delle sue parti, ma il risultato della loro interazione dinamica.
Il territorio, nella sua complessa morfologia, non è uno sfondo passivo, ma un protagonista attivo che modella le società umane. La geografia, con le sue colline, valli, fiumi e coste, agisce come una scenografia che determina la distribuzione degli insediamenti, l'organizzazione sociale e le attività economiche. Un borgo montano, isolato da barriere orografiche, svilupperà necessariamente tradizioni e linguaggi distinti, creando un limes etnico-linguistico che lo separa dalle comunità limitrofe. Al contrario, un'area costiera o fluviale, caratterizzata da una maggiore interconnessione, favorirà lo scambio culturale e la contaminazione linguistica, rendendo il suo limes più poroso. Inoltre, la geologia, fornendo le risorse materiali del sottosuolo, agisce come il fondamento fisico su cui si costruiscono le civiltà. L'architettura e l'artigianato sono espressioni dirette di questa relazione. Le cave di marmo di Carrara non sono state solo una risorsa economica, ma l'anima di una tradizione scultorea che ha plasmato l'arte italiana per secoli. L'uso del tufo nelle città del sud Italia o del porfido in Trentino non è una scelta puramente estetica, ma una risposta pragmatico-culturale alla disponibilità di materiali da costruzione. Queste "costrizioni" ambientali, lungi dall'essere un ostacolo, fungono da catalizzatori per l'ingegno umano e l'innovazione, dimostrando che il limes non è solo una barriera, ma un principio di creazione.
La tradizione, agisce come la risposta dinamica e creativa della comunità alle sfide e alle opportunità offerte dal territorio, ed è il processo attraverso cui l'uomo dà un senso al suo ambiente, trasformando un semplice spazio geografico in un luogo denso di significato culturale. La coltivazione del paesaggio è l'archetipo di questa sinergia. Dal Medioevo, con il contributo spirituale dei monaci, si è passati da un'idea di "natura selvaggia" a un paesaggio agrario ordinato e produttivo. La bonifica delle terre e la creazione di campi coltivati non erano solo atti economici, ma opere di civilizzazione che davano forma a un nuovo limes, sia fisico che spirituale. Le testimonianze di questa sinergia sono visibili in ogni angolo del nostro paese. I terrazzamenti delle Cinque Terre o della Costiera Amalfitana non sono solo sistemi agricoli, ma monumenti etno-ingegneristici che incarnano la profonda conoscenza del territorio. La pratica di costruire muretti a secco con la pietra locale è diventata una tradizione che ha plasmato il paesaggio, creando un'identità unica. Nelle isole minori, come Pantelleria con i suoi giardini panteschi, la tradizione ha sviluppato soluzioni geniali per affrontare vincoli ambientali estremi, come il forte vento, creando micro-limes che proteggono le colture. Questo ciclo di adattamento e innovazione è il cuore della sinergia sistemica: il territorio offre un vincolo, la tradizione risponde con una soluzione che a sua volta modifica il territorio, generando nuove opportunità e nuove tradizioni.
In questo contesto, il cristianesimo, al di là del suo potere storico e materiale, ha agito come un principio ordinatore e un motore di trasformazione del paesaggio e della cultura. La sua influenza spirituale ha fornito un paradigma per la coltivazione del paesaggio e lo sviluppo dell'architettura. L'orientamento delle chiese verso est non era un dettaglio casuale, ma una pratica spirituale che ha impresso un ordine simbolico ai centri urbani. L'architettura e l'arte sacra, ispirate da motivi religiosi, hanno trovato nelle risorse geologiche locali i loro mezzi espressivi, forgiando un limes che è al tempo stesso fisico, estetico e spirituale. La tradizione agisce come la forza di gravità kepleriana, unendo gli elementi e mantenendo l'identità del sistema. Come le leggi matematiche di Keplero definiscono il limes siderale dei pianeti, garantendo la stabilità del sistema solare, così la tradizione fornisce una struttura che impedisce alla comunità di dissolversi nel caos. La "divina proporzione" di Luca Pacioli, che descrive un'armonia intrinseca nella natura e nell'arte, può essere applicata a questa relazione, suggerendo che la sinergia tra territorio e tradizione non è casuale, ma si basa su un equilibrio matematico e spirituale che si manifesta a ogni scala, dal piccolo appezzamento di terra al vasto paesaggio culturale.
A un livello più profondo, questa coesione sistemica può essere interpretata attraverso il concetto di sobornost, un'unità organica e spirituale che consolida il limes territoriale e la tradizione. La sobornost rappresenta il cemento che unisce la comunità, rendendo il limes etnico non solo un confine linguistico o di costume, ma un perimetro spirituale. Le tradizioni, in questa visione, non sono semplicemente pratiche tramandate, ma espressioni viventi di questa unità interiore. Il rito della vendemmia, la costruzione di muretti a secco o la preparazione di un piatto tradizionale diventano atti collettivi che rafforzano il senso di appartenenza e l'armonia tra gli individui e con il territorio. La coltivazione del paesaggio non è un mero atto economico, ma una manifestazione di sobornost, un'opera d'arte creata nel tempo da una comunità che agisce come un unico corpo e che testimonia l'armonia e la coesione spirituale del gruppo.
Tuttavia, la fragilità di questo equilibrio sistemico è drammaticamente evidente quando forze esterne e normative miopi non riescono a comprendere la sua complessità. L'isola di San Pietro, e la sua comunità tabarchina, rappresentano un'antitesi tragica alla sinergia descritta. Il limes etnico e culturale tabarchino, fondato sulla lingua tabarchina e su tradizioni ancestrali di pesca e agricoltura, è stato minacciato dalla gentrificazione e da una governance che ha ignorato la complessità del territorio e della tradizione. In questo scenario, il limes non ha agito come un fattore di conservazione, ma è stato reso poroso, permettendo a forze di mercato e a investitori esterni, privi di un legame profondo con il territorio, di erodere le fondamenta stesse della comunità. L'economia della pesca è stata soppianta dal turismo di massa, il mercato immobiliare ha dislocato la popolazione originaria e la cultura locale è stata decontestualizzata. Questo processo, che potremmo definire una cancellazione etnica in salsa soft power, ha ridotto le tradizioni e la lingua a un mero folklore per i turisti, svuotandole del loro significato profondo e dissolvendo il legame indissolubile tra il popolo tabarchino e la sua terra.
In conclusione, lo studio della sinergia tra territorio e tradizione rivela che l'identità di un popolo non è un costrutto astratto, ma un'entità forgiata in un dialogo continuo con il suo ambiente. Il limes è il principio che delimita e definisce questa relazione, agendo come una matrice di creatività e un custode di identità. Tuttavia, come dimostra il caso di San Pietro, questo sistema è vulnerabile. L'azione di forze esterne, quando non mitigata da una governance attenta, può distruggere l'equilibrio delicato tra uomo e ambiente, portando a una perdita irrecuperabile di patrimonio culturale e identità. È imperativo che le politiche di sviluppo e conservazione adottino un approccio sistemico e olistico, riconoscendo la tradizione come una risorsa vitale e il limes culturale come un confine da proteggere. Solo così sarà possibile garantire che il patrimonio culturale non diventi un mero simulacro per il turismo, ma rimanga un'espressione viva e autentica del legame profondo tra un popolo e il suo territorio. La conservazione del paesaggio non può essere disgiunta dalla salvaguardia delle tradizioni e delle lingue che lo hanno plasmato, in un'ottica di co-evoluzione sostenibile e armonica.